Se trovi un vecchio libretto postale non buttarlo: scopri il suo valore

Il Nostro paese ha iniziato a fare largo impiego dei prodotti postali fin dal principio della storia italiana, intesa come paese unificato, anzi a ben vedere anche da prima. Ma è con la proclamazione del Regno d’Italia, nel 1861  che le Poste hanno iniziato ad avere ruoli anche diversi da quelli tradizionali legati alla corrispondenza, come risulta evidente dall’adozione del libretto postale ma anche delle prime forme di obbligazione come i buoni postali, a partire dall’inizio del Novecento.

Se trovi un vecchio libretto postale non buttarlo: scopri il suo valore

Ma a cosa servono i libretti postali? Sono degli strumenti equiparabili ad una tipologia di buono finanziario incentrato però sulla conservazione e gestione dei propri risparmi più che sullo sviluppo di interessi progressivi, a condizioni e costi alla portata di tutti.

Per questo motivo, in passato come oggi, risultano essere molto utilizzati dai cittadini italiani anche in un contesto oramai dominato dai conti gratuiti. Aggiungere denaro sul proprio libretto è infatti estremamente semplice ed intuitivo e comporta un legame con qualsiasi ufficio postale.

Attraverso uno sportello qualunque è infatti possibile effettuare tutte le operazioni di aggiunta di denaro, ritiro, gestione e qualsiasi altra cosa in modo gratuito, condizione che è applicabile anche attraverso un’app per smartphone.

Una buona parte dei libretti in forma cartacea resiste nell’applicazione ancora oggi, e trattandosi di documenti storici per il nostro paese, in caso di buone condizioni alcuni libretti possono essere anche considerati interessanti nel valore effettivo.

Un libretto postale di inizio Novecento infatti, se in buono/ottimo stato può essere tranquillamente venduto per oltre 200 euro, ancora di più si può sperare di ottenere da uno di fine Ottocento, che può valere anche oltre 500 euro, sempre se in condizioni adeguate e con le varie diciture e firme leggibili.

Prima della digitalizzazione infatti ogni movimento veniva registrato a mano fisicamente sul libretto.

Luca Lisuzzo: