Da quando le nostre vite sono state invase da così tanta tecnologia, una delle cose da cui guardarsi più spesso sono proprio le truffe telematiche. Se ci fate caso, infatti, in questi anni non è per nulla strano detenere uno o più servizi personali su applicazioni e siti web; tutte piattaforme che ovviamente proteggiamo con un nome utente ed una password. E se invece vi dicessi che l’intento di molti malviventi in questo periodo è proprio quello di rubare i dati personali per accedere ai vostri conti e svuotarli senza che voi ve ne accorgiate? Pensate che ultimamente persino un’ente nazionale come l’Agenzia delle Entrate si è ritrovata costretta a fare diverse segnalazioni per informare i cittadini che dietro le ultime truffe verificatesi, al contrario di quanto possa sembrare, non c’è il suo operato. Nelle prossime righe di questo articolo, analizzeremo insieme il phishing; una delle truffe telematiche più diffuse e pericolose.
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Phishing: cosa rischiamo
Se di recente vi è capitato di aprire un conto corrente bancario, avrete sicuramente notato l’insistenza con cui la banca avvisa i contribuenti e li mette in guardia contro una delle truffe più adoperate in questi anni: il phishing. Ma di che cosa si tratta con esattezza? Andiamo a vedere più nel dettaglio come funziona. Il modus operandi di base, nello specifico, prevede la consegna al malcapitato di un SMS direttamente sullo smartphone oppure di un e-mail sulla posta elettronica personale. E qual è la prima cosa che facciamo quando notiamo l’arrivo di una notifica? Controlliamo da dove provenga, dunque in questo caso, non c’è dubbio che non si verificherebbe alcun sospetto, poiché le truffe di phishing arrivano sempre dietro falso mittente. Ciò significa che il nome dell’azienda che notate direttamente in alto oppure nel testo non corrisponde in nessun modo alla realtà dei fatti: qualcuno si sta spacciando per chi non è.
Nel testo del messaggio poi, quasi sempre, l’ipotetico mittente vi parla di un’anomalia, un controllo di routine oppure un necessario aggiornamento al vostro account, e per questa ragione è necessario che voi facciate un accesso alla vostra area riservata. A questo punto voi continuerete a non avere alcun sospetto, specialmente se nel mittente spunta il buon nome di Poste Italiane, PayPal, la vostra banca oppure, come in questo caso, quello dell’Agenzia delle Entrate. Tramite un link sempre adeguatamente inserito nel testo, poi, accederete all’area riservata che, anche in questo caso, non desterà alcun sospetto poiché realizzata ad hoc con le stesse caratteristiche di quella originale.
Insomma, è proprio in questo momento, che senza rendervene conto consegnerete senza alcun timore i vostri dati di accesso ad un truffatore, che potrà approfittare della cosa a seconda di come l’ha meditata. Come fare dunque a non farsi fregare in questo modo? Semplicemente ricordate che l’Agenzia delle Entrate o qualsiasi altra azienda, non arriverà mai a chiedervi dati del genere in questo modo; dunque se dovesse capitare a voi, ignorate tranquillamente il messaggio e non correrete nessun rischio.